“Combattere la clandestinità è buonsenso: senza lavoro non c’è integrazione”

Combattere l’immigrazione clandestina è una politica ragionevole e di buonsenso, a meno che non si voglia affermare che tutti coloro che difendono i loro confini siano dei folli. Un ospite entra in casa mia dalla porta e bussa prima di entrare, allo stesso modo uno straniero entra regolarmente nel nostro paese se ha stipulato un contratto di lavoro che gli consente il permesso di soggiorno. Un immigrato clandestino è come un ospite che entra dalla finestra: non sarà mai ben accetto dal padrone di casa e certamente non sarà nelle condizioni ottimali per essere ospitato dignitosamente.

Certamente, l’integrazione non è un percorso facile o esperibile in poco tempo come crede la sinistra di questo paese, e se ci aggiungiamo le difficoltà del mondo di lavoro oggi è ancora più difficile. Questo non vuol dire che si debba legittimare la clandestinità: il controllo dei flussi migratori non è fine a se stesso, ma dovrebbe essere effettuato per consentire a chi ospita e all’ospite un futuro migliore.

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